Nel Lazio, a pochi chilometri da Frosinone, c’è un piccolo borgo antico che vanta un primato speciale: è l’unica località in Italia ad avere una cascata nel cuore del centro cittadino. Anzi, due! Stiamo parlando di Isola del Liri, uno dei posti più suggestivi e fuori dal comune che si possono visitare.
Le due pittoresche cascate sono formate dalle acque del fiume Liri, che all’altezza del Castello si divide in due biforcazioni, avvolgendo come un isolotto la città. In pieno centro storico, dunque, i visitatori possono ammirare la cascata Grande (o Verticale), con il suo salto di 27 m, e la cascata Piccola, meglio conosciuta come cascata del Valcatoio (o Obliqua).
In questa guida andremo alla scoperta dei suggestivi scenari offerti da Isola del Liri, tra i luoghi di interesse storico, artistico e culturale che caratterizzano la città delle cascate.
Cosa tratteremo
Isola del Liri: il fascino di un borgo da favola
Due cascate che precipitano nel centro abitato: questo è il motivo per cui vale la pena dedicare una gita fuori porta in questo incantevole borghetto laziale a due passi da Roma.
Qui il fiume Liri, proveniente dalla piana di Sora, giunto in prossimità dell’imponente Castello Boncompagni – Viscogliosi, si divide in due rami, i quali, con il loro impetuoso fragore, formano due cascate che incorniciano l’affascinante centro storico.
Dal braccio sinistro del fiume nasce la Cascata Grande, la più suggestiva e imponente delle due, che fa un salto di 27 m, lasciando chiunque giunga nel borgo con il naso all’insù. Dal lato est del castello sgorga invece la Cascata Valcatoio, meno appariscente per due ragioni: le sue acque sono irreggimentate per alimentare una centrale idroelettrica e il salto è leggermente inclinato.
Isola del Liri è stata oggetto delle attenzioni di numerosi artisti, da Philippe Hackert, uno dei massimi paesaggisti del Settecento che, di ritorno da un viaggio in Abruzzo, dipinse opere notevoli delle due cascate, a Jean Joseph Xavier Bidault, la cui più famosa rappresentazione del borgo si trova nel Museo del Louvre a Parigi. Il centro storico assume una veste particolarmente suggestiva al tramonto e con l’illuminazione notturna.
Isola del Liri: cosa vedere
Isola del Liri è diventata in questi anni meta di tanti turisti e visitatori che affollano l’antico borgo laziale attratti non solo dalle sue bellezze naturali, ma anche dal suo patrimonio storico, artistico e culturale.
Una visita in questa pittoresca località non può non iniziare dal Ponte Napoli, che offre una perfetta visuale delle acque spumeggianti della Cascata Grande e della Cascata Valcatoio.
Eretto sullo sperone di travertino che divide in due il fiume Liri, padroneggia il medievale Castello Boncompagni Viscogliosi, considerato uno dei più affascinanti del Lazio, grazie alla sua posizione dominante sulle cascate. Anticamente utilizzato dalle popolazioni rurali come riparo dalle incursioni saracene, divenne, intorno al XV secolo, un esclusivo palazzo signorile ricco di affreschi e ornamenti pregiati. L’unico neo è non poterlo visitare perché la proprietà è privata.
Tuttavia, in giornate speciali, come quelle del Fai, o dietro esplicita richiesta, sono concesse visite guidate nel parco e nel maniero e si possono celebrare feste, matrimoni, compleanni e altri eventi.
A destra del castello vi sono il municipio e l’ex feltrificio Ippolito & Pisani, edificio quest’ultimo attraversato dalla galleria Eustachio Pisani, dove vengono allestite mostre d’arte.
La storia e le origini di Isola del Liri
Da non perdere anche la barocca Chiesa di San Lorenzo Martire, risalente al XVII secolo, il Parco Fluviale, luogo ideale per consumare un pranzo al sacco, la Chiesa di Santa Maria delle Forme, quella della Madonna delle Grazie e infine la Chiesa di Sant’Antonio.
È importate sottolineare che Isola del Liri un tempo ospitava centrali elettriche e stabilimenti industriali adibiti alla fabbricazione della carta. Tra i tanti che popolavano la zona, il più famoso è il Béranger-Coste, poi Lefebvre, cartiera costruita nel 1800 e dismessa nei primi del Novecento per problemi infrastrutturali e ridotti investimenti statali.
Riscoperta per caso nel 1995, la fabbrica è stata recuperata e trasformata nel Museo della Civiltà della Carta e delle Telecomunicazioni, che vale la pena visitare per scoprire l’importanza che la cittadina ciociara ebbe nel settore cartario.